Cosa è la Fisica

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 Cosa è la fisica?

La Fisica è la disciplina depositaria di un metodo che insegna

  • ad interrogare la natura ponendo le domande giuste,

  • a cogliere nei laboratori le risposte, anticipandole qualche volta nei lavori di tipo teorico

  • a organizzare la conoscenza in schemi matematici appropriati.

 

Non solo tutti i processi tecnologici hanno le loro radici nella Fisica ma sempre più da essa è permeata la cultura moderna: vocaboli continuamente ricorrenti quali energia, entropia, massa e, dopo la Teoria della Relatività, anche quelle apparentemente più semplici quali tempo e spazio, solo nella Fisica trovano il loro significato preciso.

FISICA

 

La fisica è una scienza che studia i fenomeni naturali fondamentali per stabilirne le cause e le leggi che ne regolano il comportamento.

 

Fenomeni   naturali: eventi che accadono in natura (ciclo dell’acqua, terremoti,  caduta di un corpo, maree, fulmini…)

 

Fondamentali: quelli che sono alla base di tutti gli altri fenomeni complessi.

 

Campi d’indagine della fisica:

  • Forza, origine ed effetti.

  • Movimento dei corpi

  • Fenomeni elettromagnetici

  • Fenomeni termici

  • Fenomeni ondulatori

  • Struttura della materia.

 

Scienza: l’insieme dei tentativi volti a rispondere alle domande che l’uomo si pone circa la realtà naturale. Nasce dalla curiosità e dal desiderio di conoscere suscitato dallo stupore di fronte alla natura.

 

Scienza antica

  •  Mitologia: ricorso all’intervento degli dei per spiegare i fenomeni

  •  Filosofia: tentativo razionale di rispondere alle domande a partire da presupposti o principi non verificati.

 

Errori della mitologia e della filosofia

1. non verificano le loro affermazioni

2. usano lo stesso metodo per rispondere a domande che riguardano ambiti del reale diversi.

 

Il metodo adeguato allo studio della natura è il metodo sperimentale, basato sull’esperimento, sistematizzato nel XIV° secolo da Galileo.

L’esperimento è la riproduzione in laboratorio, attraverso un modello, di un fenomeno al fine di verificare le origini e/o il comportamento del fenomeno, tramite opportune misure.

 

Interpretare un fenomeno: stabilire la causa che determina il fenomeno.

Descrizione quantitativa: relazione matematica che lega le grandezze significative di un fenomeno.

Grandezza fisica: qualsiasi proprietà dei corpi che risulti misurabile.

Misurare: associare ad una grandezza fisica un valore numerico in base ad un’opportuna u.d.m. (unità di misura).

 

FASI DEL METODO SPERIMENTALE

 

1- Osservare il fenomeno

2- Formulare delle domande individuando le grandezze significative

3- Formulare delle ipotesi

4- Verificare le ipotesi attraverso l’esperimento:

    a) costruire il modello

    b) misurare le grandezze al variare le une dalle altre

    c) stabilire se i dati confermano l’ipotesi

5- Se i dati confermano l’ipotesi, questa diventa una legge


 

Tecnica: insieme delle applicazioni, a scopo utilitario, delle scoperte scientifiche.

La scienza e la tecnologia procedono insieme perché la prima si avvale degli strumenti messi a disposizione dalla tecnica. La scienza si propone di comprendere sempre più il reale, mentre, l’ingegneria di costruire “cose” le quali non sempre sono a beneficio dell’uomo.

riepilogando

FISICA

È una scienza che studia i fenomeni naturali fondamentali per stabilirne le cause e le leggi che ne regolano il comportamento.


 

FENOMENI NATURALI

Eventi che accadono in natura, la fisica si occupa solo di quelli misurabili


SCIENZA

È l’insieme dei tentativi dell'uomo volti a rispondere alla domande che egli si pone circa la realtà naturale.

Nasce dalla curiosità e dal desiderio di conoscere suscitato dallo stupore di fronte alla natura. 

 

 


Ma attenzione!!!

Spesso viene trasmessa sostanzialmente l'idea che la scienza sia un modo di guardare la realtà, più profondo dello sguardo che noi le rivolgiamo tutti i giorni, uno sguardo che ci fa conoscere come la realtà sia in se stessa e che ce lo mostra attraverso immagini esplicative vedi modello atomico: il nucleo è una pallina e gli elettroni palline più piccole che ruotano attorno.

In altre parole, secondo questa idea di scienza, gli scienziati sono delle persone che guardano le stesse cose che guardiamo noi e nello stesso modo in cui guardiamo noi: solo, guardano meglio, con maggiore attenzione e più cura, soprattutto grazie agli strumenti di cui dispongono.

Contro questa visione "ingenua" della scienza troviamo la tesi di Gaston Bachelard, epistemologo francese del Novecento. La sua tesi è che "c'è rottura e non continuità tra osservazione e sperimentazione", cioè tra momento prescientifico e momento scientifico propriamente detto. Tra conoscenza prescientifica, ovvia, istintiva, e conoscenza scientifica non esiste solo una differenza di grado, ma una differenza qualitativa.

La differenza qualitativa è data dalla presenza del formalismo matematico.

Fin quando non compare la matematica non compare la scienza.

In realtà "si conosce ...contro una conoscenza anteriore, distruggendo conoscenze mal fatte... di fronte al reale, ciò che si crede di sapere chiaramente offusca ciò che si dovrebbe sapere".

Pensare che la conoscenza scientifica sia una semplice prosecuzione dell'esperienza immediata e che il sapere sulla natura si espanda per semplice somma di nuovi dati è una pericolosa illusione che ci fa perdere di vista il reale dinamismo della coscienza umana.

 

 

 

Ulteriore livello di approfondimento per il triennio

Tratto dalla pagina http://www.ariannascuola.eu/joomla/la-filosofia-moderna/63-la-rivoluzione-scientifica/83-cosa-e-la-scienza.html alla quale si rimanda.

[Le osservazioni fra parentesi sono del Prof. Ventilii]

 
 

 

Cosa è allora la scienza?

La scienza è una interpretazione matematica dei dati osservati strumentalmente negli esperimenti, capace di prevedere dati ulteriori
 

Questa definizione va esaminata nelle sue singole componenti:
 

1) La scienza è una interpretazione: la scienza rappresenta uno dei modi possibili per l'uomo di rapportarsi al mondo; non è l'unico né il più fondamentale.

Essenziale a questo proposito è l'opera del filosofo tedesco del primo Novecento Husserl La crisi delle scienze europee.

In quest'opera la tesi di partenza è che esiste un mondo-della-vita che viene prima di qualunque ricostruzione scientifica che del mondo si può fare e che quindi la scienza non può strutturalmente pretendere di essere l'ultima parola sul mondo

 

2) La scienza è una interpretazione matematica: la grande potenza della scienza occidentale moderna, quella che la distingue sia dalla scienza classica sia dalle scienze apparse in altre regioni del pianeta Terra, è l'uso della matematica come strumento di analisi e di previsione.

 

Tutto ciò non è affatto ovvio né scontato. Per esempio, la matematica presso i pitagorici e presso i filosofi del Rinascimento aveva un valore simbolico:

  • si pensi all'importanza del numero 10, come somma del primo numero pari, del primo numero dispari, del primo numero quadrato e del numero uno, detto numero parimpari,

  • o anche il numero dieci per Pitagora era il numero perfetto perché era la somma di 1+2+3+4 che starebbero alla base del mondo: 1=Dio; 2=uomo /mondo; 3=bellezza e perfezione 4=morte

  • oppure si pensi al Mysterium Cosmographicum di Keplero (1595), in cui l'ordine dei pianeti veniva stabilito con un gioco a incastro di sfere e di di solidi regolari

Il passaggio decisivo si ha quando compare la nozione di funzione [y=f (x)]

Il concetto di funzione sta alla base di ogni legge scientifica, ed esprime la costanza di un rapporto tra elementi che cambiano.

È questa costanza che viene propriamente messa in risalto dalla legge scientifica e che viene propriamente conosciuta in essa.


Inoltre, se la scienza è solo una interpretazione della realtà, ne sono possibili altre? Sicuramente sì: per esempio, al posto dei numeri è possibile utilizzare le parole. Buona parte della fisica greca, medievale e rinascimentale era costruita così: riflettendo su quello che si può dire con le parole sulla realtà, si cercava di individuare l'essenza, cioè il significato profondo, della realtà stessa. Per esempio: noi diciamo che la neve è bianca, e siccome non è mai capitato di incontrare della neve non bianca giungiamo alla conclusione che l'essere bianco appartiene all'essenza, cioè alla natura profonda della neve.

 

 

3) La scienza è interpretazione matematica dei dati osservati strumentalmente.

Lo strumento rappresenta il tramite essenziale tra l'osservatore e la realtà.

Lo strumento può essere una semplice espansione di un organo di senso (per esempio: telescopio o microscopio) oppure uno strumento di misura.

 

Nel primo caso il problema teorico che si pone è il seguente: lo strumento altera o no la realtà, proprio nel momento in cui ce la presenta?

Si tratta dell'obiezione dei filosofi aristotelici nei confronti del cannocchiale di Galilei.
 

Nel secondo caso il problema fondamentale è quello dell'approssimazione: ogni misura è migliorabile, ma tale miglioramento si scontra con vincoli pratici e vincoli economici (migliorare di un fattore 10 la precisione in una misura può in alcuni casi significare un aumento della spesa per un fattore 100 o 1000; da qui il paradosso per cui il concetto di "precisione" nella misura è un concetto essenzialmente sociale)

 

Da un altro punto di vista lo strumento segna la nascita dell'aspetto "tecnico" della scienza.

Nell'antichità si pensava che il sapere autentico dovesse essere puramente teorico (la parola teoria viene dal greco qeorein, che significa "vedere"); tutto quello che riguardava l'aspetto pratico era confinato nel limbo delle arti "meccaniche".

Quest'ultima parola rimanda al verbo greco "mechanaomai" (= faccio, realizzo, ma spesso con una sfumatura negativa; il significato originale è infatti "stupisco", con artifici), e indicava il fatto che con particolari strumenti era possibile ottenere degli effetti capaci di stupire perché andavano "contro natura". Per esempio la leva apparteneva alla sfera della "meccanica" perché pemette di sollevare una pietra pesante (cioè imprimerle un movimento contrario a quello "naturale", che è di cadere) senza fare fatica.

Forse la traduzione migliore di "meccanica" oggi sarebbe: "effetti speciali" (non a caso nel mondo latino esisteva l'espressione deus ex machina, utilizzata originariamente per indicare l'intervento "a effetto" di un dio che per mezzo di meccanismi scenici particolari veniva calato sul palcoscenico dall'alto e risolveva una intricata situazione)
Con Galilei invece gli strumenti "meccanici" entrano a far parte di diritto del mondo del sapere: non c'è più divisione tra i due livelli del nostro rapporto con la realtà.

Ma questo significa anche che scienza e tecnica saranno da questo momento in poi due facce di una stessa medaglia, cioè dello stesso atteggiamento nei confronti della natura. [oppure no?  vi sono ancora differenze ineliminabili: la scienza "studia"  per diletto e la tecnica "applica" per interesse economico /materiale?]


4) La scienza è interpretazione matematica
dei dati osservati strumentalmente negli esperimenti

L'esperimento non è un semplice guardare con attenzione una porzione di realtà che esisteva già prima. L'esperimento implica sempre una "ricostruzione" attiva di una parte della realtà, che viene sottoposta a condizioni preventivamente scelte dall'osservatore.

 

5) La scienza è interpretazione matematica dei dati osservati strumentalmente negli esperimenti, capace di prevedere dati ulteriori.

La capacità di prevedere nuovi eventi è essenziale a qualificare ogni rapporto conoscitivo con il mondo circostante.

Da questo particolare punto di vista, anche la fisica aristotelica può essere definita "scienza", perché anch'essa era in grado di realizzare previsioni.

Il fatto è che il tipo di previsione realizzabile con una scienza basata sulle parole è enormemente meno preciso di quelle realizzabili con lo strumento matematico.

 

 

Come funziona la scienza

 

La scienza del positivismo

Le radici storiche della posizione del senso comune sulla scienza vanno ricercate in buona parte nel positivismo ottocentesco, una corrente filosofica che può essere riassunta nei seguenti punti:

  • La realtà esiste "fuori" di noi e "prima" di noi, ed è già completamente realizzata

  • la presenza di osservatori è assolutamente ininfluente sulla realtà (il mondo sarebbe esattamente com'è anche senza di noi)

  • la conoscenza non potrà essere se non la semplice registrazione di ciò che già esiste

  • L'unica forma di conoscenza adatta per cogliere questa realtà già completa è la scienza moderna, con la sua metodologia sperimentale ed empirica

  • Tutto (letteralmente tutto) quello che non può essere colto dalla scienza non è conoscibile in senso stretto, ma è oggetto di sentimento

Il criterio fondamentale è quello di verificazione: una proposizione è scientifica se può essere verificata, ossia se è possibile "andare a controllare" che le cose stiano effettivamente così e non diversamente.

La concezione positivista si ispirava alla meccanica newtoniana, che sembrava praticamente inarrestabile nella sua capacità di prevedere nuovi fatti e che funzionava come modello da imitare per tutte le altre scienze. 

Un episodio famoso che sembrò confermare in modo definitivo la validità della meccanica newtoniana fu la scoperta del pianeta Nettuno, e quella di Plutone.

 

La scoperta di Nettuno

Quando l'astronomo francese Alexis Bouvard cercò di calcolare l'orbita di Urano (che era stato scoperto nel 1781 dall'astronomo inglese Herschel), scoprì che presentava delle anomalie, cioè delle deviazioni impreviste dall'orbita ellittica che avrebbe dovuto percorrere. Dopo molti tentativi di spiegare questo fenomeno, i matematici Le Verrier (francese) e Couch Adams (inglese) postularono l'esistenza di un altro pianeta più lontano, la cui attrazione gravitazione fosse in grado di modificare l'orbita di Urano, e riuscirono anche a calcolare la posizione presunta di questo astro.

Sulla base di questo calcolo, nel 1846 l'astronomo tedesco Galle "scoprì" osservativamente il pianeta.

Lo stesso schema si ripetè nel 1930 per la scoperta di Plutone.
In realtà, in un caso e nell'altro la fortuna giocò un ruolo non indifferente perché, a cose fatte, si potè constatare che i calcoli erano sbagliati.

 

La concezione positivista però cominciò a sgretolarsi già nel corso dell'Ottocento. Il primo episodio fu la scoperta (o invenzione?) delle geometrie non euclidee. Fino a quel momento tutti avevano accettato come ovvio il fatto che fosse possibile una sola geometria, quella euclidea, basato sullo spazio a tre dimensioni, che a sua volta di basa su un postulato particolare.

Nel 1825 due matematici, Bolyai e Lobacewski, seguiti poi da Riemann, scoprirono che era possibile costruire una geometria sensata anche senza questo postulato.

Sorse allora il problema: perché dovremmo utilizzare la geometria euclidea? Chi ci garantisce che sia "vera" dal momento che anche le altre geometrie pensabili godono degli stessi caratteri di coerenza rigorosa?

Il dibattito filosofico su questo problema fu molto intenso: alla fine del secolo scorso il fisico e filosofo francese Poincaré giunse alla conclusione che la scelta della geometria euclidea era dovuta esclusivamente a ragioni di "economia di pensiero". In altre parole, la geometria eculidea è semplicemente la più comoda per descrivere un mondo in cui gli oggetti sono stabili.
Un altro fatto che contribuì potentemente allo smantellamento del sistema newtoniano furono le nuove scoperte relative alla luce: prima di tutto, l'impossibilità di misurare un cambiamento nella velocità della luce in relazione al movimento della terra

 

Popper, Kunn e Lakatos

Popper è forse famoso al grande pubblico per la polemica che ha mantenuto nei confronti della televisione, ma la sua fama come epistemologo è legata a un importante libro del 1936, la Logica della ricerca scientifica.
La tesi fondamentale di
Popper è il cosiddetto principio di falsificazione: siccome è impossibile verificare una legge empiricamente (questo vorrebbe dire controllare un numero infinito di casi) bisogna rassegnarsi a falsificarla, cioè a trovare un esperimento che contraddica le previsioni della legge stessa.

Nella sua opera fondamentale, La struttura delle rivoluzioni scientifiche, Kuhn sostiene che esiste una alternanza di "scienza normale" e di "scienza rivoluzionaria". La prima vive nello sviluppo di un "paradigma"; la seconda esiste nel periodo, relativamente breve, in cui questo paradigma è stato cambiato dalla comunità degli scienziati.


Il concetto di crisi della scienza
Il fatto che la scienza conosca del momenti di crisi è assolutamente fisiologico. È errato interpretare un momento particolare di crisi di un settore scientifico come giustificazione del rifiuto della scienza in blocco.

È invece quello che è avvenuto alla fine dell'Ottocento quando sembrava che i fondamenti della fisica classica venissero messi radicalmente in discussione. In modo particolare in Italia gli esponenti del neoidealismo (Croce e Gentile) assunsero la crisi dei fondamenti come giustificazione della loro visione per la quale la scienza andava intesa come momento inferiore dello spirito. [ e con questa "idea" hanno pensato la riforma della scuola e anche del liceo "scientifico"  che in quinta presenta 3 ore di storia e 3 di filosofia (stesse ore del classico) e 3 ore di matematica e 3 di fisica (solo un'ora in più del classico): fortuna che è scientifico!!!  ]

A cavallo dei due secoli si giocò così una partita decisiva per lo sviluppo della cultura italiana,che vide schierati da una parte Croce e Gentile [che tutti conoscono] e dall'altra importanti matematici di livello europeo come Peano ed Enriques [nomi che pochi conoscono e fra quei pochi nessuno sa che sono italiani: piemontese e toscano rispettivamente] .

 

Lakatos infine sostenne che un fatto di per sé non contraddice nessuna teoria, e comunque è possibile introdurre delle ipotesi ad hoc per rendere compatibile il fatto con la teoria.

Arriva però un punto nel quale la complessità di questi aggiustamenti, invece che consolidare la teoria, fanno sì che essa venga abbandonata.

Qual è questo limite? La decisione, a un certo punto, è arbitraria: si decide che è ora di interrompere la fiducia da accordare a una certa teoria. Questo contributo della pura e semplice decisione dà ragione al convenzionalismo (almeno in parte).

Il problema scientifico non viene mai risolto definitivamente: esistono solo degli slittamenti.
Il programma di ricerca unifica una serie di teorie scientifiche e consiste in un complesso di regole metodologiche che indicano quali ricerche evitare e quali seguire (euristica negativa e positiva)
La storia della scienza è la storia dei programmi di ricerca, che possono essere formulati in termini metafisici.
I programmi di ricerca scientifici sono caratterizzati dal loro nucleo, in linea di principio inconfutabile grazie a una decisione "convenzionale".

Attorno al nucleo esiste una cintura protettiva di ipotesi ausiliarie, ipotesi osservative e condizioni iniziali che hanno il compito di protegge il nucleo dalle critiche legate a osservazioni "falsificanti"

 

Tratto dalla pagina http://www.ariannascuola.eu/joomla/la-filosofia-moderna/63-la-rivoluzione-scientifica/83-cosa-e-la-scienza.html alla quale si rimanda per continuare